Gli Abitanti

II popolo alaese, assuefatto al lavoro, ha sempre voluto restare sé stesso, tutt’intero con le proprie qualità e con i propri difetti; ed il suo fiero spirito d’indipendenza, il suo orrore dell’imposizione, il suo individualismo ereditario, temprato da un senso assai sveglio della realtà, lo rendono piacevole, simpatico e meritevole di rispetto. Gli alaesi hanno un indole veramente sarda, fiera e coraggiosa.

Nell’inverno del 1870, un’orda di rapinatori, piovuta dalle aspre montagne della Barbagia, si gettò come un violento uragano sul pacifico paese di Alà per consumarvi una grassazione, a mano armata, a danno della facoltosa famiglia Corda. Il popolo sorse compatto e nella lotta sostenuta con intrepido coraggio riportò una strepitosa vittoria. I pochi ladri che sopravvissero si salvarono con la fuga.
Pinna Antonio, Pinna Domenico e Pinna Giommaria, per gli atti di valore, ardimento e coraggio, dimostrati durante l’accanita difesa, vennero decorati della medaglia d’argento al valore civile. Quando gli armenti dei pastori, ricchi o poveri, vengono malauguratamente disturbati, o meglio, rubati, da ignoti ladri, che spesso scendono dalla montagna, una moltitudine di uomini, vecchi e giovani, al primo grido d’allarme, si radunano frettolosi, si armano di tutto punto e, risoluti ad ogni evenienza, partono guinzagliati come un branco di segugi, seguendo le tracce del bestiame rubato. L’unione fa la forza e contro la forza il ladro ha la peggio: quasi sempre perde la preda e la libertà e qualche volta, ciò che è peggio perde anche la vita ignominiosamente.

La gioventù femminile è di statura ordinaria e di forme svelte ed eleganti: ha rosea la carnagione, lampeggianti gli occhi neri, spaziosa la fronte e abbondante la capigliatura; sembrano i modelli di quei tipi ideali che alcuni pittori del settecento immortalarono, nel dipingere i languidi minuetti dell’epoca. Le mamme, pie e laboriose, sono veri modelli di educatrici, continuamente occupate del bene fisico e morale dei loro figli, di carattere generalmente mite e dotati di una buona volontà paziente e costante.

Tra gli alaesi che si fecero onore nella vita religiosa e civile torna caro ricordare, tra gli altri, i nomi di Antonio Luigi Ledda e del fratello Francesco. Il primo Pio sacerdote dotato di vivo ingegno e di particolare grandezza d’animo. Fu arbitro intemerato in questioni di mercedi, di lavoro, di eredità, di contese e di controversie, e nelle famiglie in cui regnava l’odio e la discordia, fece regnare l’amore e la pace. Morì povero perché molto caritatevole.
Il fratello Francesco Ledda era consigliere della Corte d’Appello di Cagliari, ove è vissuto fino alla sua scomparsa, pensoso soltanto, nel suo costume bonario e schivo, nella sua semplicità di carattere, nel suo lavoro di studioso che non gli fu avaro di soddisfazioni. Nel suo paese natale, alla sua Alà, restò sempre affettuosamente fedele, tornando ogni anno a rivedere i congiunti e gli amici che contava assai numerosi.  
Alà che dalla sua fama è stata onorata lo ricorda con rimpianto vivissimo. Alcuni scrittori son d’avviso che Alà abbia dato i natali ad un Vescovo.
Il Sac. Abele Scanu, fu per molti anni parroco della Chiesa parrocchiale di Alà, suo paese natale. Morì in età avanzata. Fu una di quelle vite nascoste ma ardenti di amor di Dio e del prossimo, tutta tesa verso l’eternità. Nella sua persuasiva predicazione pastorale era solito usare delle similitudini tolte dalle scene quotidiane della vita agreste. Durante tutto il tempo che ha prestato servizio nella parrocchia fu pubblico ufficiale autorizzato a stendere atti, scritture, strumenti e autenticarli.
Gavino Ledda colonnello di fanteria, intrepido e valoroso ufficiale. Durante un accanito, combattimento, nella guerra mondiale, riportò, nel fronte, una grave ferita sulla fronte. Fu Capo di Stato Maggiore nel 13° Corpo d’Armata. Meritò due medaglie d’argento al valore militare nella guerra 15-18 e venne anche decorato della croce di guerra tedesca. Rimane ancora nella memoria dei suoi affezionati commilitoni, amici e compaesani e di quanti l’hanno avvicinato anche per poco.

Il mutilato Ledda Pietro, di fu Giuseppe, nella Guerra ’15-18, e stato decorato d’una medaglia d’argento al valore militare. Sono stati insigniti della stessa decorazione i militari Mulas Salvatore fu Bachisio e Scanu Abele di fu Antonio Maria. Nella guerra di Spagna, il militare Scanu Antonio, di fu Giuseppe, si è meritata una medaglia d’argento ed una di bronzo. Nell’ associazione combattenti sono inscritti un centinaio ed i mutilati di guerra sono 18.

Il popolo di Alà dei Sardi ha voluto eternare sul marmo i nomi dei suoi figli, prodi e martiri, che, nel fiore degli anni, hanno generosamente immolata la vita sul campo della gloria.